Tutto succede mentre sta attraversando una strada a Honolulu, al bivio di una superstrada. Aaron è già sulle strisce pedonali, quando un’auto sbuca improvvisamente dalla superstrada, investendolo lateralmente. Sotto gli occhi della sua compagna, il 28enne viene scaraventato sul cofano dell’auto, poi sul parabrezza, prima di finire violentemente a terra e andare a sbattere sul bordo del marciapiede. Il personale del vicino albergo reagisce subito e chiama i servizi di soccorso, che in poco tempo arrivano sul luogo dell’incidente e trasportano il giovane di Zugo all’ospedale.
Può succedere ovunque e in ogni momento
Janine , la fidanzata di Aaron, ricorda benissimo la preoccupazione di quei giorni e delle settimane successive: «L’incidente gli ha provocato una frattura cranica multipla con emorragie cerebrali, tre fratture delle vertebre cervicali e la lacerazione del fegato». Mentre il suo compagno è all’ospedale in coma farmacologico, lei rimane al suo capezzale, vegliandolo 24 ore su 24. Si prende cura di lui, comunica con i medici e il personale infermieristico e tiene aggiornate le loro due famiglie. Appena qualche ora dopo l’incidente, contatta la Rega: «Essendo entrambi sostenitori, sapevamo che la Rega effettua anche rimpatri dall’estero», racconta. Janine e Aaron erano consapevoli che ci si può infortunare praticando il freeski o l’escursionismo, ma non avrebbero mai immaginato «di dover chiedere l’intervento della Rega dopo aver attraversato le strisce pedonali a Honolulu».
Unità di cure intensive volante
In qualsiasi parte del mondo si trovi chi ha bisogno dell’aiuto della Rega, i suoi equipaggi possono rimpatriare in modo delicato pazienti feriti o malati anche dalle regioni più remote, grazie alla grande autonomia dei suoi tre jet ambulanza. Prima che un jet della Rega decolli per una missione, è però necessario un approfondito chiarimento medico da parte dei medici consulenti della Rega, che a distanza si fanno un quadro il più accurato possibile dello stato di salute del paziente e delle cure mediche sul posto, valutando, tra le altre cose, se il paziente è trasportabile.
Chiarimento medico
Poco dopo la prima chiamata di Janine, il medico consulente della Rega Gabriela Staub contatta il medico curante all’ospedale di Honolulu, ottenendo informazioni dettagliate sulle lesioni di Aaron e sulla situazione sul posto, per valutare la fattibilità e l’opportunità di un rimpatrio. A causa del grave trauma cranio-cerebrale, Aaron non può però ancora essere trasportato. D’ora in poi, il team di medici consulenti della Rega manterrà contatti quotidiani con Janine e i medici sul posto, per valutare quando lo stato di salute di Aaron sarà abbastanza stabile per il trasporto all’aeroporto e il lungo volo di rimpatrio a bordo del jet della Rega.
Complessa pianificazione dell’intervento
Dopo due settimane di terapia intensiva a Honolulu, è evidente che lo stato di salute di Aaron permetterà di rimpatriarlo molto presto. Dall’altra parte del mondo, nella centrale operativa della Rega all’aeroporto di Zurigo, cominciano i preparativi per la lunga missione. La centrale operativa jet inizia a organizzare lo svolgimento dell’intero rimpatrio. Sabine Zahn, capo intervento jet alla Rega, stabilisce quindi una tabella di marcia dettagliata. Per i voli a raggio ultra lungo, i preparativi sono particolarmente laboriosi e complessi: «Per le missioni verso destinazioni lontane, dobbiamo pianificare nel dettaglio anche gli scali per rifornire il jet». Bisogna quindi considerare gli orari d’apertura del rispettivo aeroporto, organizzare le autorizzazioni per l’atterraggio e accordarsi con i fornitori di servizi di handling, in modo che lo scalo sul posto sia il più breve possibile. Per il volo verso le Hawaii, d’accordo con il dispatcher, responsabile della pianificazione del volo e delle rotte, la capo intervento prevede due scali intermedi a Terranova e Vancouver, in Canada. Ma quando la missione è già stata organizzata e preparata, subentra un imprevisto: «Il tempo è cambiato improvvisamente e all’ultimo momento abbiamo dovuto spostare il primo scalo di rifornimento in Canada da Gander a Goose Bay, a circa 600 chilometri più a nord», spiega la capo intervento. «Ciò riflette il lavoro quotidiano alla centrale operativa. Dobbiamo sempre essere flessibili e saper reagire rapidamente agli imprevisti», spiega Sabine Zahn. «È un compito impegnativo, ma che rende il nostro lavoro particolarmente stimolante».
Un prezioso regalo di compleanno
L’equipaggio medico della Rega arriva all’ospedale a Honolulu dov’è ricoverato Aaron proprio il giorno in cui lui compie 29 anni! Ripensando a quel momento, Janine sorride: «Non vedeva l’ora, ma era ancora piuttosto confuso e voleva già fare la valigia giorni prima». Il medico di volo Florian Mayer ricorda: «Dal punto di vista medico, stava relativamente bene ed era in grado di parlare. Era però anche parecchio confuso, il che è molto comune nei pazienti con traumi cranio-cerebrali». Eppure, l’inizio del viaggio verso casa è il primo ricordo cosciente di Aaron dall’incidente. «Ho bene in mente come mi hanno imbarcato sul jet. E poi, chissà perché, ricordo che a bordo c’era una macchina per il caffè», racconta ridendo. Il volo di ritorno a Zurigo si svolge senza problemi. «Abbiamo dovuto monitorarlo regolarmente, a causa delle gravi lesioni subite», spiega il medico di volo della Rega. E aggiunge che la buona suddivisione dei compiti tra lui e l’infermiere di terapia intensiva è fondamentale, soprattutto durante le missioni così lunghe, affinché possano anche riposare un po’ tra l’assistenza al paziente e ai suoi parenti. Durante il volo, Janine ha invece potuto finalmente tirare il fiato: «Sapendo che Aaron era in buone mani, per la prima volta dopo tre settimane, sul jet Rega sono riuscita a dormire profondamente». A parte alcune limitazioni, ora Aaron può di nuovo condurre una vita normale. A poco più di un anno dall’incidente, sta per tornare al lavoro.